Nota stampa

'L'area mediterranea tra disoccupazione, emigrazione e nuove opportunità di sviluppo economico'

12/03/2018

Al Cnr di Roma un convegno su differenze e affinità economiche e occupazionali dei Paesi del Mediterraneo.

Mercoledì 14 marzo presso la sede centrale del Cnr a Roma (Piazzale A. Moro 7, Aula convegni, inizio ore 10.30) si tiene il convegno 'L’area mediterranea tra disoccupazione, emigrazione e nuove opportunità di sviluppo economico', incontro organizzato dall’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo (Issm-Cnr).
Dopo i saluti istituzionali del presidente del Cnr Massimo Inguscio, del direttore del Dipartimento di Scienze umane e patrimonio culturale del Cnr Gilberto Corbellini, e del direttore dell'Issm-Cnr Salvatore Capasso, prenderanno la parola Romano Prodi, presidente della Fondazione per la collaborazione fra i popoli, Abdelhamid Senouci Bereksi, ambasciatore della Repubblica Democratica e Popolare di Algeria in Italia, Hassan Abouyoub, ambasciatore straordinario e plenipotenziario del Regno del Marocco in Italia, Senén Florensa i Palau, console generale di Spagna a Roma e presidente dell’Executive Committee of the European Institute of the Mediterranean (Iemed), Luigi Paganetto, presidente della Fondazione universitaria economia Tor Vergata (Fuet). A moderare l'incontro, la giornalista dell'Ansa Maria Eloisia Gallinaro.

 

Al centro del convegno, i risultati presentati nel 'Rapporto sulle economie del Mediterraneo - Edizione 2017', volume edito da Il Mulino a cura di Eugenia Ferragina, primo ricercatore dell'Issm-Cnr.

Giunto alla sua tredicesima edizione, il Rapporto sulle economie del Mediterraneo si focalizza quest’anno sui cambiamenti del mercato del lavoro dei Paesi del bacino e tenta di districare le radici delle differenze nelle diverse economie dell’area e di disegnarne i possibili sviluppi futuri.

La disomogeneità tra economie più mature e ricche ad economie meno sviluppate risulta essere non solo il riflesso di condizioni economiche di partenza diverse, ma anche l’effetto di strutture politico-istituzionali in trasformazione, e di una forza demografica molto forte. Eppure tra tanta difformità, vi sono caratteristiche comuni: ad esempio, in quasi tutti i paesi dell’area, compresi quelli più ricchi, il mercato del lavoro dei giovani e delle donne è molto sottile e i tassi di disoccupazione sono molto elevati. Inoltre in tutta l’area i tassi di partecipazione e di occupazione dei giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni sono nettamente inferiori a quelli della popolazione in aggregato (in tutti i paesi i tassi di disoccupazione giovanili sono 2-4 volte quelli aggregati). Tuttavia sono diverse le radici di questa apparente uniformità. Mentre nei paesi avanzati (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia) l’occupazione dei giovani è ostacolata dalla farraginosità nei sistemi di reclutamento, dall’assenza di incentivi e da economie stagnanti, nei Paesi meno avanzati del bacino è la componente demografica a giocare un ruolo rilevante. Infatti, nonostante la transizione demografica sia quasi conclusa e i positivi tassi di crescita dell’economia, in questi paesi il mercato del lavoro non è in grado di assorbire il flusso di manodopera che ogni anno si riversa nell’alveo dell’economia. Così per esempio, mentre dal 2000 al 2015 in Italia e in Spagna l’occupazione giovanile si riduce rispettivamente del 47% e del 59%, nello stesso periodo in Marocco si riduce del 25% e in Egitto addirittura cresce del 4%. La scomposizione dei flussi rivela però che la componente demografica gioca un ruolo opposto sulle due rive del bacino: infatti, mentre è la crescita della popolazione a contribuire segnatamente ai tassi di occupazione giovanile in Egitto e Marocco, non accade lo stesso in Italia e Spagna.

Elevata omogeneità si riscontra anche a livello di partecipazione al mercato del lavoro. Tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo hanno una popolazione di età compresa tra i 15 e 24 anni che mostra tassi di partecipazione inferiori alla popolazione di età maggiore di 25 anni, e maggiore per gli uomini rispetto alle donne. Questo è in gran parte da addebitare ai sistemi di istruzione che occupano i giovani fino a tarda età e ai sistemi culturali e sociali che tendono a deprimere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Durante gli ultimi anni, tuttavia, si è registrato un importante cambiamento culturale e sociale in molti paesi come la Spagna, l’Italia e la Grecia, dove la partecipazione femminile alla forza lavoro è cresciuta, tanto da superare quella dei giovani maschi di età superiore ai 24 anni.

Il rapporto sottolinea infine come da tali differenziali e omogeneità possono generarsi sinergie e possibilità di crescita economico–sociale non solo per i paesi più arretrati, tipicamente quelli della sponda sud, ma anche per le economie più mature della sponda nord.

 

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