Nota stampa

Nelle acque reflue di Milano e Monza tracce di coronavirus (inattive) e i depuratori le eliminano completamente

22/04/2020

Per rispondere in modo efficace alla condizione di emergenza COVID-19  in cui la città di Milano, Monza e l’intera Brianza si trovano in  queste settimane, i Gestori del Servizio Idrico Integrato della città  di Milano (MM Spa) e della Provincia di Monza e della Brianza, ovvero  nello specifico dei depuratori di Milano e quello di Monza  (Brianzacque), l’Istituto di ricerca sulle acque (Cnr-Irsa) di  Brugherio (MB), in collaborazione con il laboratorio di microbiologia  clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ASST  Fatebenefratelli Sacco ha prontamente attivato i primi controlli mirati sulle acque reflue collettate dalle reti fognarie nelle due provincie, a tutela dei cittadini e dell’ambiente, prelevando e analizzando tramite approcci molecolari campioni in entrata e in  uscita dagli impianti per determinare la presenza del SARS-CoV-2.
Le analisi preliminari sono risultate buone. “Abbiamo trovato  materiale genico riconducibile al SARS-CoV-2 nei reflui in ingresso ai  depuratori di Milano e Monza e Brianza che collettano circa due  milioni di persone. Il genoma virale è stato confermato anche grazie a  sequenziamento. Era lecito aspettarselo dopo le informazioni rese note  nei giorni scorsi su casi analoghi in Olanda e a Parigi, ma  rassicurante è risultato verificare che il virus viene annientato  dagli impianti di depurazione e le acque a valle ne risultano prive. Inoltre, alcune indagini preliminari, tuttora in corso, stanno  indicando come la vitalità del virus sia del tutto trascurabile già  all’ingresso nei depuratori”, commentano Fabrizio Stefani (Cnr-Irsa),  Sara Giordana Rimoldi e Maria Rita Gismondo del Presidio Ospedaliero 'L. Sacco'.
Una legittima soddisfazione per i gestori degli impianti di  depurazione di Monza e di Milano che, mediante sistemi di trattamento  dei reflui con fasi terziarie (disinfezione e sanificazione), riescono  a eliminare completamente le tracce del virus nell’ambiente, così come si è sempre garantito anche per le altre forme virali e batteriche  presenti. Opportuno evidenziare che per gli operatori degli impianti  di depurazione, vengono da sempre adottati i più moderni e opportuni sistemi di protezione individuale.
A questo proposito alcuni studi avevano dimostrato la presenza di  SARS-CoV-2 vitale su campioni fecali umani, sebbene le caratteristiche  dei Coronavirus rendessero poco probabile la loro sopravvivenza nella  rete fognaria. E difatti le analisi preliminari hanno mostrato  presenza di materiale genico (RNA), incapace tuttavia di riprodursi  autonomamente. Inoltre i risultati confermano l’assenza anche di  questo materiale genico negli effluenti dei depuratori indagati, ad  indicare che il Coronavirus non si può disperdere nell’ambiente  acquatico.
Aggiunge Franco Salerno del Cnr-Irsa: “La raccolta di informazioni  sulla presenza e sul destino di questo nuovo virus nelle acque reflue  potrebbe integrare l'attività di sorveglianza dell’infezione condotta.  Vorremmo estendere il campionamento in punti strategici e nodali della  rete fognaria urbana. Inoltre, un ulteriore risvolto interessante  potrebbe essere legato alla possibilità di valutare in tempo reale  l’efficacia delle politiche di distanziamento sociale o l’eventuale ricomparsa di nuovi focolai. I soggetti coinvolti hanno creato un  consorzio per un progetto più ambizioso rispetto a questa fase  preliminare di screening delle acque reflue”.
Le competenze acquisite dall’ASST Fatebenefratelli Sacco, Centro di  Riferimento Regionale per la diagnosi di COVID-19, stanno permettendo  di ottimizzare l’uso di protocolli analitici in uso per la diagnostica  clinica su matrici ambientali. I soggetti coinvolti hanno creato un  consorzio che ha permesso di sviluppare in breve tempo un protocollo  analitico e di applicarlo ad una serie preliminare di campioni.
Conclude Stefano Polesello di Cnr-Irsa: “Stiamo inoltre sviluppando un  approccio complementare alla determinazione diretta di SARS-CoV-2, che  si basa sull’analisi, nelle acque reflue in ingresso dei farmaci  impiegati  nelle terapie sperimentali proposte in ambito nosocomiale e  domiciliare. Ciò potrebbe fornire ulteriori indicazioni utili alla  gestione dell’emergenza”.
L’attività svolta dimostra potenzialità estendibili anche agli altri  gestori del sistema idrico integrato lombardo ed italiano come  strumento aggiuntivo alla lotta in corso contro il Coronavirus per la  tutela dei cittadini e dell’ambiente.

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