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Fusione ghiacciai: su 'Nature' l'allarme dei glaciologi di tutto il mondo

04/02/2020

Il ghiacciaio Careser nel 2003 (sx) e nel 2019 (dx). Credits: Luca Carturan
Il ghiacciaio Careser nel 2003 (sx) e nel 2019 (dx). Credits: Luca Carturan

Sono 38 le istituzioni di ricerca da tutto il mondo riunite nel World Glacier Monitoring  Service che hanno inviato al Segretario esecutivo della Cop 25 (United Nations Framework  Convention on Climate Change) Patricia Espinosa una lettera in cui viene ribadita con forza la necessità  di rafforzare la cooperazione nel monitoraggio dei  ghiacciai, vere e proprie “sentinelle” per capire i cambiamenti climatici in atto. Il documento, reso pubblico sul numero di ‘Nature’ del 2 dicembre 2019, vede tra i Paesi firmatari  anche l’Italia con il Comitato  Glaciologico Italiano, rappresentato da Carlo Baroni (Università di Pisa e Istituto di geoscienze e georisorse del Cnr).

La lettera prende spunto dalla recente assemblea della Cop 25 che si è tenuta a Madrid dal 2 al  13 dicembre 2019 per ricordare come le attività di  monitoraggio dei corpi glaciali siano fondamentali per comprendere la loro  risposta al cambiamento climatico in atto. La comunità dei glaciologi, infatti, può contribuire con solidi dati quantitativi alla previsione degli scenari  futuri, non solo rispetto alle variazioni del clima, ma anche con  riferimento alla stima della risalita del livello del mare.

L’entità della fusione dei ghiacciai alpini in corso da alcuni decenni non ha eguali negli ultimi 10.000 anni. Il Ghiacciaio del  Careser -che rappresenta il ghiacciaio più a lungo monitorato delle  Alpi italiane per la valutazione del bilancio di massa-è un testimone  molto significativo della drammatica entità del ritiro glaciale, che  sta sensibilmente riducendo le risorse idriche in alta quota e sta  creando situazioni di elevata pericolosità ambientale. Dati significativi in questo senso sono stati raccolti nell’ambito del progetto  ‘Nextdata’, che ha l’obiettivo di favorire l’implementazione di reti di misura in aree remote –comprese quelle montane- permettendo di ottenere un database unico per la ricerca, le messa a (PNR 2011-2013, coordinato da Antonello Provenzale, direttore Cnr-Igg).

Il  documento fa riferimento anche alle raccomandazioni e agli impegni sottoscritti dall’Italia con la "Carta dell’Adamello”,  impegnandosi a favorire il monitoraggio e le ricerche sui ghiacciai  come sensibili indicatori del clima (in allegato).

Il Comitato  Glaciologico Italiano si occupa  del monitoraggio dei ghiacciai italiani  dal 1895: oltre a coordinare e favorire gli studi glaciologici in Italia, dal  1914 pubblica i dati rilevati dagli operatori volontari nel corso  delle campagne glaciologiche  annuali, che si possono trovare sulla rivista Geografia Fisica e Dinamica  Quaternaria (http://gfdq.glaciologia.it/issues/) e scaricare liberamente alla pagina: http://www.glaciologia.it/i-ghiacciai-italiani/le-campagne-glaciologiche/ (presenti i dati rilevati da oltre  un secolo ).

In  qualità di rappresentante italiano nel World Glacier Monitoring  Service, per conto del Comitato e con il contributo del Cnr,  il prof.  Carlo Baroni si occupa ogni anno del trasferimento dei dati rilevati  dagli operatori volontari alle banche date internazionali che  raccolgono e distribuiscono dati relativi ai  ghiacciai di tutto il mondo.

Per informazioni:
Carlo Baroni
Università di Pisa e Cnr-Igg
carlo.baroni@unipi.it
Antonello Provenzale, direttore Cnr-Igg, email: antonello.provenzale@cnr.it

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