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Litio in Italia: dai fluidi profondi una risorsa per la transizione energetica

01/09/2022

Mappa geologico-strutturale d'Italia con evidenziate le aree con alto potenziale per il ritrovamento di risorse convenzionali e non convenzionali di litio (modificata da Dini et al., 2022).
Mappa geologico-strutturale d'Italia con evidenziate le aree con alto potenziale per il ritrovamento di risorse convenzionali e non convenzionali di litio (modificata da Dini et al., 2022).

Uno studio da poco pubblicato da un team di ricercatori dell’Istituto di geoscienze e georisorse (Igg) del Cnr definisce il potenziale per il ritrovamento di giacimenti di litio nel territorio italiano. Questo metallo rappresenta una materia prima critica per il processo di transizione energetica che ci condurrà alla carbon neutrality nel 2050. Il contesto geologico italiano non è dei più favorevoli per i giacimenti di litio convenzionali (pegmatiti e salars), anche se alcune situazioni In Sardegna, Calabria e nell’arco alpino meriterebbero un approfondimento. È peraltro presente un alto potenziale per risorse litinifere non convenzionali in fluidi profondi utilizzabili in modo sostenibile e con basso impatto ambientale.

Un’accurata revisione dei dati geologici, mineralogici e geochimici disponibili sul territorio nazionale ha permesso di individuare due aree principali ad alto potenziale: la fascia vulcanico-geotermica peritirrenica (Toscana-Lazio-Campania) dove in passato sono stati intercettati fluidi geotermici con concentrazioni di litio fino a 480 mg/l e la fascia al fronte della catena appeninica (da Alessandria fino a Pescara) dove sono presenti manifestazioni termali, con contenuti in litio fino a 370 mg/l,  associati spazialmente a giacimenti di idrocarburi. Questi valori sono tra i più alti riscontrati nei fluidi profondi del pianeta e permetterebbero l’estrazione del metallo con la tecnica conosciuta come Direct Lithium Extraction.

Resta da capire l’origine del litio e da definire un modello concettuale geologico-petrologico-geochimico che permetta di indirizzare l’esplorazione industriale di questa nuova risorsa non convenzionale. Altri paesi come Francia, Germania, Regno Unito e USA stanno già valutando georisorse simili nell’ambito delle rispettive strategie nazionali per la transizione energetica. È auspicabile che anche in Italia si inneschi una sinergia tra enti di ricerca, università e industria per conoscere questa georisorsa, per valutarne il potenziale industriale e per affinare le tecniche di estrazione del metallo dal fluido.

Per informazioni:
Andrea Dini
CNR - Istituto di geoscienze e georisorse
Area della Ricerca di Pisa, Via Moruzzi 1
a.dini@igg.cnr.it
0506212370

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