Istituto di Bioscienze e Biorisorse (IBBR)

Descrizione

L'Istituto di Bioscienze e Biorisorse (IBBR) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) nasce nel Novembre 2013 nell'ambito del riordino della rete di ricerca del CNR, dalla confluenza del precedente IGV (Istituto di Genetica Vegetale), con personale dell'Istituto di Genetica e Biochimica (IGP) e dell'Istituto di Biochimica delle Proteine (IBP). Ha sede in Bari e 5 unità territorialmente distinte (Firenze, Napoli, Palermo, Perugia e Portici).

L'IBBR svolge la propria attività su temi che riguardano l'accrescimento delle conoscenze di biologia fondamentale, e in particolare i meccanismi genetici e biochimici alla base delle produzioni agroalimentari e dell'uso sostenibile delle risorse agroalimentari in campo biomedico, biochimico e ambientale. Si tratta di temi fondanti la Politica Agricola Comune, il Piano Nazionale di Ricerca, ed i programmi quadro su ricerca e sviluppo dell'Unione Europea, con particolare riferimento all'ormai prossimo ottavo programma quadro "Horizon 2020".
L'IBBR risponde ad esigenze di omogeneità scientifica, di attualità, e competitività in un settore strategico della ricerca Italiana ed è inserito nella filiera ricerca-applicazione in agricoltura, in collaborazione con Istituti e Dipartimenti Universitari e gli Istituti Sperimentali del MiPAF, dell'ENEA e di Enti Locali.

La sede di Bari dell'Istituto di Bioscienze e BioRisorse, si occupa principalmente di reperimento e tutela delle risorse genetiche vegetali di interesse agrario, naturale e forestale. Nata nel 1970 come "Banca del Germoplasma", custodisce attualmente circa 65.000 campioni di specie selvatiche e coltivate, in prevalenza cereali, leguminose e altre specie erbacee tipiche del bacino del Mediterraneo.
Le linee di ricerca, relative alla raccolta e gestione ex situ ed in situ del germoplasma vegetale, includono attività di esplorazione, conservazione, ringiovanimento, caratterizzazione, documentazione e valorizzazione delle risorse reperite in aree agricole, naturali e forestali anche in condizioni di stress biotico ed abiotico.
In linea con specifiche direttive europee, l'attenzione è rivolta anche alla conservazione in situ di specie coltivate e spontanee e di comunità vegetali a rischio, mediante classificazione, cartografia e monitoraggio di habitat naturali, semi-naturali ed agricoli.
Accanto alle attività più tradizionalmente legate alla gestione delle risorse genetiche vegetali, sono state sviluppate linee di ricerca nei diversi campi della genetica agraria e del miglioramento genetico. Esse si avvalgono sia di metodi consolidati nell'ambito della biochimica, biologia molecolare, bio-informatica, che di approcci innovativi di genotipizzazione, fenotipizzazione, tecnologie "omiche" (genomica, trascrittomica, proteomica) per lo studio di aspetti legati alla evoluzione delle specie e alla qualità e sicurezza di cereali, leguminose da granella e specie ortive.