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Come si formano gli strati sui margini continentali? Uno studio internazionale nel laboratorio Adriatico

I problemi applicativi nello studio dei margini continentali vanno dall'inquinamento marino all'erosione costiera, allo studio delle riserve idriche o di idrocarburi, ai rischi geologici legati a frane sottomarine.
Molti dei concetti utilizzati nell'affrontare tali problemi investono la comprensione dei processi di trasporto dei sedimenti e la costruzione delle sequenze sedimentarie in funzione di evoluzione tettonica, variazioni del livello marino e cambiamenti climatici. Due domande fondamentali sono: come si formano gli strati sui margini continentali? in che modo tali strati si sovrappongono a formare sequenze deposizionali? La risposta a tali domande richiede un avanzamento nelle tecniche di indagine (batimetria, sismica a riflessione, e campionamento), un approccio innovativo al modeling e la scelta di aree ad elevata velocita' di sedimentazione dove gli apporti dal continente siano ben monitorati e i processi oceanografici di dispersione e avvezione siano noti. Presentando queste caratteristiche, l'Adriatico e' stato scelto come area di studio per un progetto di ricerca internazionale sulla formazione degli strati geologici, coinvolgendo oceanografi, sedimentologi, stratigrafi e modellisti.
Il cuneo tardo-olocenico sul lato occidentale dell'Adriatico, e' composto da depositi deltizi e fanghi di prodelta, ha geometria progradazionale a basso angolo (foreset inclinato 0.5°-1°) e permette di studiare un aspetto rilevante della ricerca stratigrafica: la formazione dei clinoformi. Il cuneo raggiunge uno spessore di 35 m, ha un volume totale di oltre 180 km3 e appare composto da clinoformi con un punto di rottura del pendio subacqueo. La distribuzione parallela alla costa del deposito (Fig. 1) riflette la circolazione antioraria e il fatto che gli apporti sono sul lato occidentale del bacino (carico sospeso totale di 51.7x106 t yr-1).
Profili sismici ad alta risoluzione definiscono la geometria interna di questo deposito (Fig. 2); le informazioni geometriche possono essere integrate da dati biostratigrafici e geocronologici (Fig. 3) che definiscono i tassi di crescita dei clinoformi su scale di tempo stagionali (accumulo di sedimenti durante eventi di piena fluviale e successiva preservazione; Fig. 4), pluridecennali (distribuzione dei radionuclidi a vita breve), o millenarie (radiocarbonio e livelli vulcanogenici, detti tephra).
Carotaggi prelevati dal prodelta tardo-olocenico adriatico registrano variazioni di copertura vegetale e regime idrologico nelle aree circostanti (Fig. 5). I diagrammi pollinici evidenziano episodi di rapida deforestazione e coltivazione nella tarda Età del Bronzo (3600 anni fa) e nel Medioevo (circa 700 anni fa). La variazione di flusso di sedimenti terrigeni ha un marcato impatto sulle comunità bentoniche.
Supporto a queste ricerche internazionali viene da UE (progetti Eurodelta, coordinato da ISMAR, Promess 1, ed Eurostrataform), ONR americano (impatto delle piene fluviali), e SGN (Cartografia Geologica Marina).

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