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Everest Pyramid GAW Station: un nuovo laboratorio per lo studio dell'atmosfera e del clima in Himalaya. Autore: Paolo bonasoni

Il negativo impatto dei cambiamenti climatici è già intensamente avvertito in nazioni in via di sviluppo, come quelle del continente asiatico. Come in altre parti del mondo, in questa regione incombe una doppia minaccia: la prima, a scala più ampia, riguarda il riscaldamento globale dovuto alle sempre crescenti emissioni di gas di serra a cui il continente asiatico pesantemente contribuisce, la seconda riguarda il cambiamento del clima a scala regionale, influenzato dalla presenza in atmosfera di elevate concentrazioni di aerosol (tra cui spicca il black carbon) ed ozono che formano gigantesche nubi, denominate "Atmospheric Brown Clouds (ABCs). Queste nubi di inquinanti sono diffuse verticalmente ed orizzontalmente e, a seconda della situazione meteorologia e dei tempi di vita degli inquinanti (che va da giorni a poche settimane), possono raggiungere dimensioni abnormi, con spessore fino a 3-4 chilometri ed estensione di migliaia di chilometri. Andando ad assorbire e riflettere la radiazione del sole, queste nubi modificano direttamente ed indirettamente il clima e la circolazione atmosferica, il ciclo dell'acqua e di conseguenza la produzione agricola, sostegno vitale per la maggior parte della popolazione.
Anche per questo motivo il monitoraggio atmosferico nella regione Himalayana, ove sono concentrati i più estesi ghiacciai extra-polari che alimentano le risorse di acqua dolce per oltre un miliardo di persone, risulta strategico. Tuttavia, sono disponibili solo scarse informazioni sulla composizione atmosferica nell'area Himalayana, ed in particolare nella zona meridionale, quella più direttamente soggetta alla presenza della ABC.
Per colmare questo vuoto, nell'ambito dei progetti Station of High Altitude for Research on the Environment - SHARE (Ev-K2-CNR) e Atmospheric Brown Cloud - ABC (UNEP), è stata realizzata in Himalaya, nei pressi del laboratorio Piramide Ev-K2-CNR, la stazione Everest-Pyramid a 5079 m slm. Questo laboratorio è stato messo a punto, con la collaborazione del CNRS, nell'autunno 2005 presso l'ISAC - CNR di Bologna ove per un periodo di due settimane ha funzionato con installata tutta la strumentazione, i sistemi di acquisizione dati ed i sistemi di controllo e trasmissione delle informazioni.
Ad inizio 2006 è stato montato nell'alta valle del Khumbu in Himalaya (Nepal), dove si sono avviate le misure in continuo delle proprietà chimiche, fisiche e ottiche degli aerosol, dello spessore ottico dell'atmosfera, di ozono superficiale e composti alogenati oltre alle misure meteorologiche. Il sistema è alimentato da 96 pannelli solari e 120 batterie, che ne garantiscono il funzionamento per 24 ore al giorno per 365 giorni all'anno. Una connessione satellitare permette il controllo remoto della strumentazione e l'accesso ai dati in real time. Ogni anno una apposita spedizione fa si che ricercatori del CNR, CNRS ed Ev-K2-CNR provvedano al controllo e manutenzione degli strumenti ed alle calibrazioni in situ.
I primi risultati mostrano che la composizione atmosferica in quest'area può essere influenzata sia da masse d'aria provenienti dall'alta troposfera e dalla stratosfera, sia da trasporti di inquinamento a scala locale, regionale e continentale. Una frazione elevata di materiale carbonioso è stato trovato nel PM10 campionato, mentre la presenza di aerosol minerale ha caratterizzato trasporti di polveri desertiche. La composizione atmosferica in area Himalayana è fortemente influenzata dalla circolazione stagionale monsonica. Durante la stagione secca ed i periodi pre- e post-monsonici, le brezze montane possono favorire il trasporto in alta quota di inquinanti provenienti dai bassi strati della valle del Khumbu e del Nepal meridionale, regione spesso interessata dalla presenza dell'ABC. Anche durante la stagione monsonica, quando tipicamente i composti atmosferici misurati mostrano andamenti caratteristici delle condizioni di fondo, sono stati osservati episodi di inquinamento che, protrattisi anche per giorni, sono stati associati al trasporto di masse d'aria dal Sud dell'Asia (Nepal, India, Pakistan). Questi primi studi confermano quindi che elevate quantità di inquinanti solidi e gassosi possono raggiungere anche le più alte vette del pianeta, perturbando direttamente ed indirettamente luoghi che si ritenevano ancora incontaminati.