Press release

QUESTI ANZIANI, FRAGILI FRAGILI

15/03/2002

La terza età è sempre più longeva ma anche drammaticamente fragile: per gli anziani che hanno superato i 75 anni l'aspettativa di vita è di 11,1 anni, ma di questi appena 1,8 vengono trascorsi in buona salute. Il dato, illustrato oggi a Roma dal Comitato di Coordinamento per le Ricerche sull'Invecchiamento, costituito dal CNR e dall'ISS, conferma l'esistenza di un grave problema di autosufficienza della terza età. Una categoria che rappresenta una bomba ad orologeria demografica, e che pone problemi molto seri al Servizio Sanitario Nazionale.

La vecchiaia si sta allungando sempre di più: si raggiunge ormai con facilità la soglia degli 85 anni e solo una volta superata questa età la mortalità aumenta dell'1% per anno contro una tendenza generale ad una diminuzione nelle fasce d'età precedenti.

Però, anche se gli anziani sono sempre più longevi, essi sono anche drammaticamente fragili: superati i 75 anni, infatti, l'aspettativa di vita è in media di 11,1 anni (9,9 anni nei maschi e 12, 4 nelle femmine), ma di questi appena 1,8 vengono trascorsi in buona salute. A illustrare questo preoccupante dato è stato il Comitato di Coordinamento per le Ricerche sull'Invecchiamento, costituito dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e dall'Istituto Superiore di Sanità, nel corso del convegno "La salute dell'anziano. Tema d'attualità nella formazione delle professioni sanitarie", svoltosi oggi a Roma presso la sede del CNR.

Un aspetto, questo, che si riflette pesantemente sulla spesa sanitaria nazionale, visto che mentre gli ultrasettantacinquenni rappresentano il 7% dell'intera popolazione, incidono per oltre il 30% sull'intera spesa sanitaria: "Eppure - afferma Pierugo Carbonin, Responsabile del Progetto Invecchiamento del CNR - è ormai acclarato a livello internazionale che molte patologie iatrogene sono facilmente prevenibili e che i nuovi modelli assistenziali consentono di offrire agli anziani fragili un'ottima assistenza".

Due sono i punti critici per far fronte a questa emergenza "anziani": da una parte migliorare l'efficienza dei servizi, dall'altra incentivare una formazione specifica negli operatori inseriti nei servizi stessi. Esigenze che trovano ulteriore fondamento nell'analisi degli ultimissimi dati della letteratura. A sorpresa, infatti, il sistema sanitario americano sembrerebbe assicurare servizi migliori rispetto a quelli europei: da dati pubblicati nel 2002 sul confronto tra i servizi della California e quelli inglesi è emerso che la qualità erogata negli USA è superiore, con una spesa pro capite simile a quella della GB. Inoltre negli Stati Uniti la disabilità negli anziani sta diminuendo con velocità crescente e proprio nella popolazione nera, cioè in quella in teoria più a rischio di cattiva assistenza. I dati italiani, al contrario, mostrano un trend in aumento, cioè completamente opposto a quello statunitense.

Roma, 15 marzo 2002

Per ulteriori informazioni: Pierugo Carbonin: 335-8359412



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