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Beni hi-tech e commercio internazionale: perché i Paesi innovativi esportano di più

03/08/2020

Settori ad alta tecnologia: il rapporto tra ricerca di base e i benefici economici.
Settori ad alta tecnologia: il rapporto tra ricerca di base e i benefici economici.

Un recente studio pubblicato sulla rivista International Journal of Computational Economics and Econometrics dall'Istituto di ricerca sulla crescita economica sostenibile del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ircres) ha messo in luce gli effetti della ricerca industriale di base sulla porzione di commercio internazionale, costituita da beni ad alta tecnologia, che rappresenta uno dei principali obiettivi delle politiche di innovazione nella maggior parte dei Paesi.

I settori ad alta tecnologia, motore innovativo di un Paese, svolgono un ruolo centrale e contribuiscono in modo significativo al valore aggiunto di beni esportati, incidendo anche dal punto di vista occupazionale. Gli investimenti in Ricerca e Sviluppo (R&S) sono un indicatore importante di riferimento per mappare gli sforzi innovativi dei paesi. Lo studio ha esaminato, attraverso modelli computazionali, il rapporto tra ricerca di base e benefici economici. I risultati mostrano che gli investimenti privati nella ricerca di base hanno un'influenza positiva sulle esportazioni, contribuendo a creare un vantaggio competitivo nel commercio internazionale. La fotografia che ne emerge è chiara: i Paesi che investono maggiormente in ricerca di base sono anche leader nelle esportazioni. Giappone e Stati Uniti mostrano il più alto valore aggiunto per quel che riguarda le esportazioni di beni ad alta tecnologia, seguiti da Cina, Turchia e Regno Unito. L’Italia si attesta in una posizione intermedia nelle catene globali di produzione, mentre i Paesi con la quota più bassa di valore aggiunto all'esportazione sono quelli dell'Europa dell'Est. “Il problema sono gli scarsi investimenti pubblici e privati in R&S, che condizionano la competitività dell’Italia. La sfida non è ancora persa se verranno attuate politiche in grado di modificare la struttura del sistema produttivo, rafforzando la filiera dell’hi-tech e incrementando non poco gli investimenti nella ricerca di base”, afferma Antonio Zinilli, ricercatore del Cnr-Ircres.

La ricerca fornisce un’analisi diversa rispetto alle pubblicazioni scientifiche precedenti perché si concentra sul commercio a valore aggiunto anziché sui flussi commerciali lordi. Le analisi tradizionali del commercio censiscono i flussi lordi di beni e servizi ogni volta che attraversano le frontiere: ciò determina una sovrastima dei flussi commerciali tra paesi. 

I dati mostrano che gran parte del valore aggiunto di un prodotto finale hi-tech viene creato, quindi, nelle prime fasi del processo di produzione, ovvero nei processi di investimento in Ricerca e Sviluppo (R&S). “In conclusione", sostiene Zinilli, "i maggiori investimenti pubblici e privati in ricerca di base, una ricomposizione dell’offerta produttiva, attualmente ancora troppo sbilanciata verso settori di tipo tradizionale, insieme a interventi utili a favorire la sinergia tra Università e Impresa, rappresentano la spinta decisiva ai settori ad alta tecnologia che sono il motore della competitività di un Paese”.

 

Per informazioni:
Alessia Fava
Cnr-Ircres
Via dei Taurini, 19
00185 Roma Italy
alessia.fava@ircres.cnr.it