Le epidemie di peste, tutt'altro che infrequenti nelle società di antico regime, non mancavano di arrecare danni ingenti, sconvolgendo assetti precostituiti e rimettendo in discussione scelte politiche, economiche e fiscali. La pestilenza che nel 1656 colpì il Regno di Napoli finì dunque col rappresentare anch'essa un importante momento di cesura. Comportò infatti una grave battuta d'arresto in termini di crescita economica e demografica, e impose ai governanti scelte difficili, pur se non sempre pienamente atte a fronteggiare lo stato di emergenza creatosi. La peste, in particolare, acuì il divario tra un centro, Napoli capitale, lontano e spesso ignaro della realtà provinciale, e una periferia che, dominata da forti poteri locali, tese sempre più ad autoamministrarsi: con conseguenze risultate a volte benefiche, perché si riuscì in tal modo a preservare alcuni territori dall'epidemia. Per le autorità centrali restava però l'esigenza, una volta terminata la pestilenza, di riacquistare il pieno controllo dell'intero territorio, e la strada imboccata e percorsa fu quella dell'accertamento dei danni demografici e fiscali, danni che compromettevano ulteriormente il già difficile reperimento di risorse per far fronte alle pressanti richieste finanziarie della Monarchia spagnola, di cui il Regno era parte integrante. Di qui il bisogno, e l'opportunità, di studiare questo periodo di emergenza alla luce del più ampio legame tra Madrid-centro e Regno-periferia. Per poter meglio comprendere molte delle scelte compiute in quegli anni.

Peste, demografia e fiscalità nel Regno di Napoli del XVII secolo

Fusco Idamaria
2007

Abstract

Le epidemie di peste, tutt'altro che infrequenti nelle società di antico regime, non mancavano di arrecare danni ingenti, sconvolgendo assetti precostituiti e rimettendo in discussione scelte politiche, economiche e fiscali. La pestilenza che nel 1656 colpì il Regno di Napoli finì dunque col rappresentare anch'essa un importante momento di cesura. Comportò infatti una grave battuta d'arresto in termini di crescita economica e demografica, e impose ai governanti scelte difficili, pur se non sempre pienamente atte a fronteggiare lo stato di emergenza creatosi. La peste, in particolare, acuì il divario tra un centro, Napoli capitale, lontano e spesso ignaro della realtà provinciale, e una periferia che, dominata da forti poteri locali, tese sempre più ad autoamministrarsi: con conseguenze risultate a volte benefiche, perché si riuscì in tal modo a preservare alcuni territori dall'epidemia. Per le autorità centrali restava però l'esigenza, una volta terminata la pestilenza, di riacquistare il pieno controllo dell'intero territorio, e la strada imboccata e percorsa fu quella dell'accertamento dei danni demografici e fiscali, danni che compromettevano ulteriormente il già difficile reperimento di risorse per far fronte alle pressanti richieste finanziarie della Monarchia spagnola, di cui il Regno era parte integrante. Di qui il bisogno, e l'opportunità, di studiare questo periodo di emergenza alla luce del più ampio legame tra Madrid-centro e Regno-periferia. Per poter meglio comprendere molte delle scelte compiute in quegli anni.
2007
Istituto di Studi sul Mediterraneo - ISMed
978-88-464-9219-7
peste
demografia
fiscalità
Regno di Napoli
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/94898
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